Le dieci domande più frequenti sulle scuole steineriane.
Sono molte le domande che ci arrivano ogni giorno dai genitori per conoscere meglio la nostra scuola. Cercheremo di dare risposta a quelle più frequenti.
La nostra scuola si ispira ai principi pedagogici dettati da Rudolf Steiner per la prima scuola da lui fondata per i figli degli operai della fabbrica Waldorf-Astoria di Stoccarda nel 1919.
Nella nostra scuola l’obiettivo è quello di educare, nel senso etimologicamente corretto di ex-ducere, ossia di far emergere dalla interiorità del bambino i suoi talenti. Nella nostra epoca odierna infatti, Istruire non è più sufficiente. L’istruzione è una parte importante del percorso scolastico ma non è l’unica. La parola Istruire ha a che fare con il concetto di inserire da fuori un contenuto. Noi riteniamo che il bambino non sia una lavagna vuota, o un vaso vuoto da riempire di nozioni, ma un essere pieno di facoltà meravigliose pronte ad emergere, non appena ne abbia le possibilità. Per andare oltre l’istruzione è quindi necessario un diverso approccio sia al bambino che alla didattica. La didattica deve diventare un mezzo e non il fine dello studio. Il fine è il bambino stesso, e tutto l’insegnamento dovrebbe ruotare intorno a questo principio educativo.
A questo scopo quindi il nostro piano di studi, che è ricchissimo e variegato, si adatta alle esigenze della classe e del singolo.
Le scuole steineriane o di ispirazione steineriana sono quindi contraddistinte dalla loro forte coesione sociale. I genitori e gli insegnanti collaborano davvero insieme, per tutti i bambini della scuola, e per il bene della collettività, attraverso la costruzione di progetti sociali comuni. Per i bambini, vivere in una scuola dove tutti sono insieme e lavorano in mutuo sostegno è una esperienza speciale unica ed irripetibile, e costituisce il primo insegnamento, indiretto, e vivente, di come può essere la società quando si lavora insieme.
Come nelle scuole anglosassoni il percorso scolastico non è suddiviso in elementari medie e liceo ma è un unico ciclo dalla prima alla dodicesima classe. Questo consente al maestro di classe e a tutto il collegio dei docenti, di seguire l’alunno in ogni fase evolutiva che il bambino incontra in questi due settenni di educazione.
La nostra pedagogia si fonda su una concezione dell’uomo che vede il suo sviluppo differenziarsi in periodi di sette anni: dalla nascita alla seconda dentizione, ossia 0-7; dalla seconda dentizione alla pubertà, ossia 7-14 anni, dalla pubertà al compimento dei 21 anni, e così via. In ciascun settennio il bambino sviluppa determinate facoltà e conquista determinati aspetti del suo carattere e del suo essere, affronta determinate sfide evolutive; all’interno del singolo settennio, inoltre, si possono individuare fasi diverse, come una stratificazione. Per esempio, all’interno del secondo settennio, il periodo più difficile e critico per il bambino è generalmente quello intorno ai 9-10 anni, che noi chiamiamo anno del Rubicone. La divisione in settenni è valida per tutta la vita, e chiunque, attraverso una determinata osservazione o auto osservazione, può giungere ad osservare la validità e la coerenza di questo criterio evolutivo.
Il maestro di classe segue i propri alunni in tutto il ciclo dalla prima all’ottava classe, ossia la terza media, e accompagnandolo quindi fino all’esame di stato. Il bambino che entra nel mondo della scuola ha bisogno di un punto di riferimento che diventi per lui una guida, un maestro a cui voler bene, e che possa instaurare con lui una relazione di empatia, fondata sulla autorevolezza del maestro, sulla sua capacità di portare incontro al bambino cose nuove e degne di interesse. Cambiare un maestro ogni ora è un approccio che può andare bene al liceo o all’università, quando i ragazzi sono pronti e autonomi al confronto con i diversi docenti.
Nelle prime classi quindi il maestro si occupa di quasi tutte le materie principali per lasciare spazio ad altri insegnanti, via via che la specializzazione delle materie necessiti di una diversa professionalità e competenza, e via via che il bambino, appunto cresce e diventa autonomo. Alcuni maestri affiancano il maestro di classe sin dalla prima elementare. Sono i maestri di lingua, di musica, di lavoro manuale. Tutte materie i cui insegnanti lavorano in stretto contatto con il maestro di classe per avere ben chiaro il lavoro da svolgere con ogni singolo bambino. Egli infatti guida il consiglio di classe in modo che tutti i docenti possano lavorare in sinergia. Inoltre il maestro può approcciarsi alle materie come un tutt’uno organico, facendo continuamente collegamenti tra di esse.
Il programma è sviluppato su di un piano orario orizzontale e non verticale. Il bambino non si troverà ad affrontare le materie una dopo l’altra, cosa che rischierebbe di vanificare ad ogni materia il lavoro di quella precedente, ma seguirà, nelle prime due ore della giornata, sempre la stessa materia per un lungo periodo, generalmente di un mese. Chiamiamo questo mese di lezione principale “epoca”. Il maestro di classe avrà modo di affrontare giorno dopo giorno lo stesso argomento, approfondendolo e portandolo avanti, lasciando al bambino il giusto tempo per assimilare e “digerire” la materia. Avrà modo di osservare i bambini e conoscere quale sia il reale stato di apprendimento, senza dover fare verifiche o interrogazioni (almeno nei primi5/6 anni). In questa maniera il ritmo sonno veglia consentirà al bambino di assimilare durante la notte quanto studiato durante il giorno e riprenderlo con nuova coscienza l’indomani. Gli odierni risultati delle ricerche mediche confermano quanto il ruolo del sonno nell’apprendimento, e soprattutto nella rielaborazione di quanto appreso durante il giorno, sia fondamentale. Perciò apprendere, dormirci sopra, e riprendere quanto appreso il giorno seguente è il miglio modo per gestire lo studio.
Approfondire in modo continuativo una materia di insegnamento permette al bambino di entrare in profondità nello studio, di rielaborare i temi con notevole calma e sicurezza, e l’apprendimento è più durevole.
Ogni materia viene presentata in modo esperienziale, in modo che l’alunno possa comprendere realmente quanto spiegato. La matematica non sarà mai una materia astratta, fredda e lontana dalla comprensione dei più. Il bambino si troverà a contare noccioline, addizionarle, dividerle, sottrarle, magari mangiandole, o a comporre fascine di legna per cogliere in maniera concreta l’esperienza delle decina e delle centinaia. Lo stesso approccio pratico nelle classi più alte (medie) condurrà i ragazzi a trovare le leggi della fisica o della chimica a partire dall’osservazione fenomenologica degli esperimenti, sempre in modo tale che il ragazzo non debba accogliere dall’alto una regola che non comprende per impararla a memoria, ma che la faccia propria, conoscendola davvero. Le singole discipline vengono inoltre rielaborate moltissimo. Nelle scienze i ragazzi imparano a comporre delle relazioni scientifiche, descrivendo in maniera oggettiva quanto osservato nell’esperimento per poi giungere a delle conclusioni. Questo, oltre a renderli sempre attivi, partecipi e interessati a quanto accade in classe, dà modo all’insegnante di introdurre le diverse possibilità della scrittura, pur essendo fuori dall’ambito puramente letterario o dell’ora di italiano.
Ogni giorno prende sempre più piede la concezione dell’arte come di una materia di serie b, a cui dedicare il tempo libero. L’arte è invece una delle più alte forme di espressione umana.
Se si presenta al bambino un’istruzione fredda e spogliata di ogni forma artistica, questa non riuscirà a toccare le corde più sensibili del cuore e dell’anima dello studente. Solo gli allievi più portati per quella specifica materia la studieranno con piacere, per tutti gli altri la materia resterà ostica e si supererà solo con molta dedizione.
L’educazione deve trasformarsi in una vera forma d’arte. Il maestro deve sempre cercare il giusto modo per presentare le materia del programma in maniera che raggiungano non solo l’intelletto, la testa del bambino, ma anche il loro cuore, appassionandoli alla materia, facendo in modo che la amino e siano curiosi di imparare sempre cose nuove. Questo avviene anche affiancando sempre l’arte, in ogni sua forma alle consuete lezioni, ma la prima forma d’arte è l’educazione stessa.
I nostri alunni, durante il ciclo scolastico dalla prima classe fino alla terza media, imparano a fare con le proprie mani moltissime cose: pittura ad acquarello, modellaggio con la cera d’api e con la creta, lavoro manuale come lavoro ai ferri, all’uncinetto, per fare cappelli, sciarpe, animaletti di stoffa, cucire un astuccio, confezionare calzini, maglioni; con il modellaggio danno forma ad animali e figure geometriche complesse; con il disegno percorrono tutte le forme artistiche ed espressive, dal disegno con i mattoncini di cera d’api, fino al disegno a matita, al chiaroscuro, al disegno prospettico.
Imparano a scolpire il legno e ad intagliarlo, fino a costruire strumenti musicali interamente a mano. Imparano tutti a suonare almeno due strumenti sin dalla prima classe, e a partire dalla terza elementare inizia un percorso di musica di insieme che li porterà a formare una orchestra scolastica.
Ma l’arte arricchisce e completa il nostro programma. Innanzitutto nell’apprendimento. Il maestro imposta l’insegnamento di tutte le materie in maniera artistica. La scrittura verrà insegnata a partire dal disegno, e dalla capacità del bambino di usare le linee che sono alla base delle lettere.
Inoltre, l’approccio artistico permette al bambino di imparare con gioia, e questo noi lo osserviamo quotidianamente negli occhi dei nostri alunni.
Infine, l’arte ha una valenza curativa e terapeutica molto spiccata. Lavorare con le mani le più disparate forme artistiche aiuta e sostiene il bambino e lo accompagna nei suoi momenti di crisi evolutiva, lo sostiene dandogli degli strumenti espressivi impareggiabili. Immergersi nel colore con l’acquarello può aiutare a sciogliere delle tensioni del bambino, o sperimentare la polarità del chiaroscuro in un disegno al carboncino può aiutare un adolescente in un momento in cui vede tutto come bianco o nero, giusto o sbagliato, bello o brutto.
Per un ragazzo in crescita poter esprimete i suoi stati d’animo e il suo vissuto attraverso l’arte, costituisce spesso un’ancora di salvezza.
L’arte nella nostra scuola non sostituisce le materie, ma le compenetra, rendendole vive, dinamiche, interessanti.
La questione dei voti è stata riconosciuta come obsoleta e inadatta già da tempo in molte scuole della scandinavia, per esempio in Finlandia, il paese con il miglior sistema socio educativo al mondo.
I voti sono una griglia unificante e livellatrice, che esercita sul bambino un effetto psicologicamente molto negativo, dandogli l’impressione di essere continuamente giudicato.
Per noi, invece, il primo e più importante degli strumenti del maestro è l’osservazione del bambino e del ragazzo. L’insegnante deve aver sempre ben presente gli alunni della propria classe, osservarli in ogni particolare fisico o comportamentale. Solo così potrà elaborare delle lezioni che giungano al singolo bambino e non a un indistinto gruppo classe. Non può avvenire che si ricerchi una “norma” in una parte degli allievi e si individui negli altri chi non la raggiunge. Ogni individualità è distinta e differente dalle altre. Solo avendolo ben chiaro il maestro può raggiungere ogni singola individualità che compone il gruppo classe. Le lezioni saranno improntate in modo da raggiungere i singoli alunni. Inoltre la lezione si divide sempre in una parte di retrospettiva della lezione del giorno precedente e una in cui si prosegue con argomenti nuovi. La retrospettiva è svolta attivamente dagli allievi che a turno ripetono quanto è stato insegnato nei giorni precedenti. I ragazzi sono sempre attivi nello svolgimento della lezione e l’insegnante ha modo di relazionarsi con ognuno di loro. Nelle classi più alte, il maestro può introdurre dei giudizi sul lavoro del ragazzo, in un momento in cui egli è pronto per poter osservare il proprio lavoro, i suoi compiti, le sue verifiche; si crea con il ragazzo un momento di condivisione e si osserva il lavoro, come è stato svolto, con quali risultati, dove si può migliorare, e così via. In tal modo il ragazzo viene educato alla auto osservazione ed al sano giudizio costruttivo, completamente scevro da ogni logica di paragone con gli altri compagni. Il darwinismo sociale, che viene portato avanti tramite la imposizione dei voti è infatti, ormai da lungo tempo, una concezione scientificamente obsoleta.
Si veda al riguardo il seguente documentario, che qui indichiamo
Nelle nostre scuole si usano moltissimi libri, e i nostri alunni sono lettori appassionati, ma, è vero, non si usano libri di testo in classe. Il maestro ne fa uso solo per preparare le lezioni. Anche in questo i nostri bambini non sono mai passivi di fronte all’apprendimento, e i maestri non seguono pedissequamente un libro. Sono quindi proprio i bambini a comporre i propri libri di testo, insieme con il maestro e i maestri delle singole materie. Nelle classi alte, la mole di lavoro e di studio aumenta, e i maestri organizzeranno dispense pratiche e agili dove inserire tutto ciò che serve ai bambini. Ci sono quindi eserciziari per la matematica, la geometria, la grammatica e così via, che vengono preparati ad hoc.
In questo, le nostre scuole assomigliano molto alle scuole del nord Europa e della Scandinavia, dove le lezioni sono dinamiche e molto attive.
Il libro di testo, che dovrebbe essere di supporto allo studio, si sostituisce spesso all’insegnante e le poche informazioni in esso contenute divengono tutto il contenuto studiato e imparato. Le nostre lezioni sono naturalmente più ampie di quello che si possa inserire in un testo, i ragazzi devono imparare a farne tesoro ascoltando e partecipando alla lezione, e prendendo appunti, costruendo così il loro proprio quaderno.
I nostri alunni nel preparare questi quaderni di materia rielaborano attivamente i contenuti delle lezioni, e quindi istituiscono una relazione con le materie più profonda e duratura. Il maestro poi propone molti approfondimenti tematici, come le classiche ricerche, anche su internet, se serve.
Oltre a tutte le discipline tradizionali che si studiano in tutte le scuole, come l’italiano, la matematica, la geometria, la storia, e così via che vengono svolte al mattino, noi portiamo incontro ai nostri alunni, come abbiamo già detto, un amplissimo spettro di discipline artistiche e manuali: pittura, disegno, modellaggio, falegnameria, lavoro manuale, musica sin dal primo anno, due lingue straniere con insegnanti madrelingua sin dal primo anno, giocoleria, teatro, orto e giardinaggio. Tutte queste discipline vengono svolte nella seconda parte della mattina e nel pomeriggio durante il doposcuola.
Le lingue straniere e la musica, più ancora delle altre discipline, permettono di compiere numerose gite in Italia e all’estero, gemellaggi con altre scuole, e numerosi viaggi di istruzione.
Questo arricchisce il percorso scolastico in modo notevole e permette ai ragazzi di fare esperienze di vita sociale nel mondo imprescindibili oggi. Viaggiare e visitare il mondo è infatti un obiettivo didattico della nostra scuola. Ogni anno, sin dalla prima, i bambini e i ragazzi mettono in scena rappresentazioni teatrali, spesso costruendo le scenografie e confezionandosi i proprio costumi, e in ottava classe, in terza media, potranno portare il loro spettacolo in un teatro vero, davanti ad un pubblico numeroso ed esterno alla scuola. Questo è un ulteriore fondamentale e imprescindibile momento formativo per un ragazzo in via di sviluppo.
Tutta questa ricchezza concorre ad andare oltre all’istruzione, per entrare nella vera ed autentica educazione.
Scopo delle nostre scuole è che i bambini e i ragazzi abbiano tutte le competenze per affrontare le più diverse situazioni che la vita potrà portare loro incontro, a partire dalle dinamiche scolastiche del liceo e delle scuole superiori. Quali sono le competenze che vogliamo fornire ai nostri alunni? L’autonomia nello studio; la capacità di risolvere problemi in generale, non solo matematici; la capacità di sviluppare un pensiero autonomo; la manualità che li rende autonomi nel fare e apre loro campi di applicazione e di studio importanti; la passione per lo studio e per la cultura; la capacità di relazionarsi con gli altri, e di essere di aiuto;
Il nostro piano di studi, che li prepara sul piano dello studio ma anche su quello delle competenze sociali, manuali, artigianali e artistiche, li rende molto completi; durante gli otto anni di scuola elementare e media, hanno modo di fare moltissime esperienze, che li rendono pronti e aperti al mondo. Si può quindi dire che i nostri alunni hanno tutte le carte per poter affrontare la vita con tutti gli strumenti necessari.